Elaborato nel chiuso delle stanze, nessun coinvolgimento dei professionisti, pericolosa edificazione a nord e ancora nessuna soluzione per le aree Lebole, Unoaerre e Valli Zabban
A sei anni dall’inizio dell’amministrazione Ghinelli, dopo aver perso i primi due anni di governo chiedendo contributi di idee ai cittadini, che poi non sono stati minimamente tenuti in considerazione, siamo arrivati alla votazione del nuovo piano strutturale e del primo piano operativo, dopo ben ventisette mesi dalla loro adozione.Il piano in questione ha presentato fin da subito aspetti problematici e controversi legati alla mancanza di una chiara visione di città che, nonostante tutto il tempo trascorso, la Giunta Ghinelli non ha saputo delineare.Gli ordini professionali, a suo tempo, avevano dato disponibilità a mettere a disposizione le proprie professionalità durante la stesura del piano, ma il sindaco Ghinelli e l’allora assessore all’urbanistica Sacchetti non hanno ritenuto utile avvalersi di questi “testimoni privilegiati” e il risultato è un piano operativo inadeguato per mancanza di conoscenza del territorio e dei bisogni reali.
Il mancato ascolto anche di tutti gli aretini del centro storico, delle periferie e delle numerose frazioni del Comune, ha prodotto un documento che non considera le esigenze dei cittadini, modificatesi anche a seguito del Covid, che non tiene conto delle trasformazioni demografiche, che non consente uno sviluppo regolato delle periferie, che prevede un’area edificabile di 46.000 metri quadrati a nord, oltre 400 nuovi appartamenti, senza il minimo rispetto della storia della città che nei secoli, a ragion veduta, mai si è espansa nella zona della Catona. Accanto ai macroscopici limiti elencati, si notano mancanze ancora più consistenti: sono state trascurate le aree strategiche, in primis la Lebole, la ex Uno Aerre e la Valli Zabban.
Approvare un piano operativo che dovrà essere inevitabilmente e consistentemente modificato, è l’evidente fallimento di questa Giunta che procede ottusamente. La comunità è costretta a subire l’inadeguatezza dell’amministrazione invece di godere del buon governo che meriterebbe.